Il termine è contrazione di “Escape the Room” o di “Room Escape Game”, in italiano “giochi di fuga (dalla stanza)”. Giochi che sono diventati così diffusi e popolari che, nel giro di soli tre anni, anche TripAdvisor ha dovuto raggruppare queste attività in una categoria dedicata. Non solo per aiutare gli utenti a identificarle, ma anche perché le valutazioni estremamente positive le piazzavano consistentemente ai primi posti nelle “cose da fare” delle varie città, sparigliando completamente le classifiche!
Perché questo successo?
Si tratta di un gioco di squadra cooperativo, adatto a qualsiasi tipo di giocatore. Immediato, originale, poche regole. Ma al contempo estremamente adrenalinico e con un forte impatto emotivo. In pratica si viene immersi in un contesto fantastico (tipicamente al chiuso di una stanza, da cui il nome) con un tempo limitato per risolvere una catena di enigmi, che la maggior parte delle volte darà come risultato finale la chiave con si apre una porta e uscire fisicamente dalla stanza. Per chi partecipa è come sentirsi immersi in un film di avventura nei panni degli eroi: per salvarsi i giocatori dovranno esplorare, scoprire strani oggetti, risolvere velocemente enigmi, svelare segreti, ricostruire una storia e infine trovare la via della fuga. Il tutto mentre un timer scandisce implacabile il tempo che li separa dal fine partita.
Esistono Escape Room costruite in stile “Settimana Enigmistica live”, prive di storia e basate esclusivamente su una sequenza di enigmi scollegati tra di loro, ma la tendenza è – e sarà sempre più – quella di creare un’esperienza a tutto tondo, integrando il puzzle solving all’interno di una solida ambientazione e una trama avvincente. Ad esempio, nella stanza “Intrigo Internazionale” di Cerasolo (Rimini), i giocatori vengono catapultati in una spy-story anni ’80. La trama è abbastanza complessa ma, indizio dopo indizio, i giocatori possono ricostruirla e scoprire di trovarsi nell’occhio del ciclone, al centro di uno sporco gioco di potere che rischia di scatenare una guerra tra Italia e San Marino. Per rafforzare l’agency dei giocatori, la sensazione di essere al timone del proprio destino, la stanza offre più finali (sei, per la precisione). In questo modo è stato possibile far sì che le azioni dei giocatori abbiano un reale impatto sull’esperienza nel suo complesso, oltre che sulla semplice catena degli enigmi.
Le Escape Room sono anche note per le loro potenziali qualità nell’ambito del Team Building. Per riuscire nell’impresa, i giocatori devono essere una squadra coesa, organizzare efficacemente il lavoro, comunicare efficacemente tra di loro, sfruttare i punti di forza dei membri del team, ragionare insieme utilizzando diversi tipi di intelligenza e più punti di vista. Insomma, tutte le caratteristiche che servono a lavorare in squadra vengono messe in rilievo e per un coach esperto questo gioco si rivela un ottimo strumento di formazione.
D’altra parte l’essere messi sotto pressione, affrontare imprevisti, gestire informazioni incomplete, risolvere problemi e mantenersi coordinati, non costruiscono forse un quadro che è una perfetta metafora del lavoro quotidiano in azienda?
Come applicarlo a contesti artistici e culturali?
Si è già ampiamente trattato in questo blog come i giochi, sia fisici che virtuali, possano aiutare ad avvicinare pubblico a musei o eventi che magari faticano ad allargare il proprio bacino d’utenza. Le Escape Room centrano questo obiettivo creando con i giocatori un legame esperenziale che si riflette in un coinvolgimento emotivo verso l’ambientazione trattata. Riescono nel particolare compito di porre i giocatori in uno stato di “flow”, quella particolare miscela di divertimento, adrenalina, attenzione, predisposizione all’apprendimento rapido, che porta come naturale conseguenza una crescita di interesse verso la storia, gli oggetti e gli ambienti presentati.
A Savio di Ravenna c’è una Escape Room chiamata “Fuga dalla Palude”.
In questa zona della Romagna, immediatamente a ridosso del mare, c’è stata a lungo una palude. Sempre meno persone ricordano la storia che l’ha portata a essere la terra fertile che è ora. Eppure è una vicenda singolare e molto “pittoresca”. Per anni centinaia operai armati solo di carriola (detti appunto “scariolanti”) hanno fatto spola con l’entroterra per trasportare sabbia e terriccio da rovesciare nella palude, fino ad arrivare alla totale bonifica. Un lavoro immane, epico e oggi poco riconosciuto.
Nella locale Escape Room “Fuga dalla Palude” i giocatori vengono catapultati nella storia romanzata dei primi avventurosi scariolanti che, addentratisi lungo i malsani sentieri, si scontrano con il malvagio piano di una pericolosa organizzazione segreta. E alla fine si resta con una domanda: quanto di tutto questo era reale, quanto romanzato? Oltre il 90% delle persone che entrano nella stanza non avevano mai sentito parlare di tutto ciò e, uscendo, si dichiarano stupiti e ammaliati da quanto appreso. Ed ecco che proposta turistica, storia locale e divertimento trovano la loro naturale fusione.
Lo stesso concetto – calare i giocatori “dentro” il contesto che si desidera presentare e fargli vivere un’esperienza emotivamente intensa – può essere utilizzato con i musei. Seguendo un’idea simile a “Father & Son” è possibile creare delle Escape Room:
- con una storia coinvolgente che porti i giocatori a interagire con copie degli oggetti esposti
- che immerga i giocatori in una ricostruzione di ambienti storici o dei musei stessi
- che faccia rivivere ai giocatori specifici eventi o situazioni storiche
Ad esempio, facile pensare a un’avventura in cui avete 60 minuti di tempo per fuggire da una casa di Pompei durante l’eruzione del Vesuvio. Per riuscire dovete utilizzare utensili dell’epoca, esplorare un ambiente ricostruito sulla mappa di una delle domus riemerse dalle ceneri, ricostruire scorci della storia del padrone di casa per scoprire una via di fuga sotterranea. E, nel contempo, decidere le sorti di altri due personaggi che, se non salvati, si trasformeranno negli amanti pietrificati!
Si può immaginare come il legame emozionale creato da un game simile possa riflettersi in una più profonda curiosità verso un dato evento storico. L’esperienza immersiva, interattiva e caratterizzata dallo stato di “flow” comporta dei risultati sensibilmente maggiori rispetto alla visione passiva di un documentario o di film.
Ci possono essere integrazione con il mondo dell’arte?
Alcuni progetti che ci vedono coinvolti puntano a complementare le sensazioni fruite “passivamente” durante uno spettacolo teatrale con un passaggio in una Escape Room. Due prospettive parallele ma complementari che possano offrire due diverse visuali su uno stesso soggetto, donano una dimensione totalmente nuova all’esperienza complessiva dell’utente. A Settembre vedrà la luce il primo di questi progetti grazie al Teatro Sociale di Como e allo spettacolo dedicato alla vita e alla misteriosa sparizione del fisico Ettore Majorana. La pièce teatrale verrà integrata da un gioco in cui sarà possibile svelare un possibile “finale” degli eventi.
Un secondo progetto in fase di sviluppo presso il Teatro Regio di Parma vedrà protagonista la vita del maestro Verdi, condita dagli intrighi del Risorgimento.
Conclusioni
Se la Gamification è l’arte di utilizzare tecniche di gioco in contesti differenti, i “Room Escape game” sono una freccia in più al suo arco. Hanno la forza di possedere intrinsecamente uno schema già completo che può essere esportato ed adattato a contesti artistici, culturali e di business.
Si tratta di esperienze che non hanno la stessa capacità dei videogiochi di generare grandi numeri, ma che possono raggiungere un impareggiabile coinvolgimento emotivo. E le persone che stringono un legame speciale con un particolare evento / location / oggetto tendono a diventare “ambasciatori” capaci di contagiare altri con il loro entusiasmo.
Non resta che continuare a sperimentare su questa strada e prepararsi a vivere delle nuove emozionanti avventure!
Si ringrazia per questo articolo Michele Gelli e Valerio Bamberga, due professionisti italiani del settore da diversi anni.