La didattica museale in azione

Il Museo per svolgere il proprio fondamentale ruolo educativo nel sistema life- long learning dispone di personale sempre più qualificato e di strumenti sempre più potenti. Il compito di chi fa didattica museale sembrerebbe semplificato. Ma non è proprio così. Più numerosi sono gli elementi che confluiscono all’interno della progettazione, differenti sono le competenze che vengono richieste, maggiore è lo sforzo di sintesi che occorre fare. Conoscere, gestire e armonizzare tutti gli strumenti presuppone cambiamenti metodologici, approcci innovati, sperimentazioni sistematizzate.


Cambiano le dinamiche culturali. Cambia il modo di vivere il Museo. Cambia il ruolo del visitatore, sempre più coinvolto nella fruizione, nelle consultazioni, nelle decisioni. Anche la didattica si adegua ai tempi e si aggiorna proponendo un’ educazione che forma, intrattiene, coinvolge, diverte. Il Museo si determina e si evolve attraverso la didattica che decide di promuovere. Che esige di essere inclusiva, accessibile, personalizzata, territoriale. Diventa sempre più obsoleta la definizione che la vede come “servizio aggiuntivo”, e si candida ad essere approfondita in coerenza con gli obiettivi generali e le strategie di comunicazione globali del Museo stesso. E’ possibile riconoscere limiti e potenzialità delle iniziative didattiche messe in atto semplicemente osservando l’impostazione concettuale, prima ancora della concretizzazione. L’operatore didattico lavora su storia, identità, tradizioni e trasformazioni, attiva dinamiche socio-culturali tali da sostanziare interrogativi e cambiamenti comportamentali rilevanti. Le collaborazioni tra le figure professionali, tradizionali e nuove, che lavorano in un Museo e le cooperazioni tra istituzioni rappresentano la base di sinergie educative e amministrative viste non come eventi sporadici, ma come progetti identificativi a lungo termine.

Tra le tante esperienze in Italia che meriterebbero di essere raccontate ho circoscritto la mia riflessione a tre Musei differenti per tipologia, area geografica, temi, collezioni e approcci. Tecnologia, inclusione e intergenerazionalità le parole chiave delle esperienze proposte.

  • Museo delle Palafitte FiavèT-essere memoria è un progetto dei servizi educativi della soprintendenza Autonoma di Trento. Un progetto sperimentale che ha coinvolto il Museo delle Palafitte di Fiavè, una scuola primaria e un centro per anziani affetti da Alzheimer. Un progetto di inclusione e partecipazione sociale: bambini con esperienza di vita e ricordi proporzionati alla giovane età a confronto con anziani, con un grande vissuto, ma privati della memoria dalla malattia e come medium culturale il Museo. Sette appuntamenti, che presupponevano due percorsi differenziati per i due target di riferimento e un incontro comune. Attraverso laboratori pratici, racconti, letture, schede, sperimentazioni, esposizioni, creazione di un libro tattile, esibizioni, i bambini e gli anziani sono stati visitatori e attori. Memoria e ricordo da individuale a universale, lavorando su un contesto geolocalizzato, e al contempo globale.
La locandina del progetto T-essere memoria
  • MAV Museo archeologico Virtuale di Ercolano: A pochi passi dall’ ingresso degli Scavi Archeologici di Ercolano, all‟interno di un edificio al centro del Paese che un tempo era una scuola, sorge il MAV , un Museo interamente virtuale che racconta le realtà di Pompei ed Ercolano prima dell‟eruzione del Vesuvio del 79 a.c. Pieno di ricostruzioni, di istallazioni interattive, esperienze sensoriali tattili (spruzzi d’acqua che simulano il mare) uditive (voci di popolo ricostruite) e olfattive (profumi antichi riproposti) notevoli oltre che ologrammi, ricostruzioni, touch screen. E la simulazione dell’eruzione del Vesuvio da vedere con occhiali 3D! Il percorso virtuale proposto si adatta a tutte le fasce di età proponendo livelli di lettura differenti e interessando tutta la famiglia. Offrendo servizi ai cittadini come auditorium e mediateca. Una sfida culturale azzardata, con un investimento tecnologico ed economico di grande portata in un contesto urbano complesso.
Anfore Sonore al MAV
  • Museo Veneto del Giocattolo:  Il Museo, con una prestigiosa e preziosa collezione di giocattoli dalla fine del 1800 alla metà del 1900, nasce a Padova nella prima infrastruttura di Coesione Sociale italiana. Il Museo da anni ha attivo il progetto “I Nonni del cuore” , declinazione di attività di inclusione come “3^ età protagonista” e “Agorà”. Le persone anziane vengono selezionate e formate per guidare famiglie e scolaresche all’interno del Museo. I giocattoli dalle teche escono per essere avvicinati e fatti toccare dai bambini. Il racconto è avvolgente. Al gioco e al giocattolo viene riconosciuto il ruolo fondamentale nell’azione educativa. All’approccio e al dialogo Intergenerazionale la funzione di comunicazione empatica. Un progetto nel progetto che si propone di utilizzare nuovi canali partecipazione, attraverso un recupero di ruoli che sembrano in disuso.
I nonni all’opera come guide al Museo del Giocattolo

Nei Musei presentati il fattore territoriale ed emotivo è determinante. Attraverso una proposta didattica calibrata ed integrata si raggiungono obiettivi che vanno al di là dello svolgimento di un singolo laboratorio di due ore. Utilizzando il Museo come centro propulsore di una visione decisiva per conoscere, arginare, reagire a “disagi‟ di diversa entità. La scuola come utenza privilegiata per lavorare su integrazione e stereotipi. Punto di arrivo e di partenza di messaggi culturali innovati.

Dunque ricerca e sperimentazione per riportare al centro del dibattito il sentire personale, il vivere l’esperienza senza subirla. Proponendo anche attuali frontiere di indagine. Preparazione e progettazione che considerino la centralità dell’utente e del percorso in fieri. Una didattica narrativa e non impositiva che lavora collaborando con i cittadini, ascoltando le loro considerazioni, attivando un canale di riscontro e comunicazione moderno. Non per lasciarsi trascinare dai contesti ma per essere ricettore e attore di andamenti contestualizzati che si evolvono. Il che non significa adattare le proprie teorie alle richieste, ma conoscere le esigenze dell’utenza per attivare una relazione mirata, funzionale e “ben voluta”. Nel tempo. Al passo con i tempi.