Nell’ottobre 2020 il giovanissimo spagnolo Pablo Rodriguez-Fraile investì 67mila dollari per aggiungere alla sua collezione d’arte la versione digitale di un brevissimo video realizzato dall’artista Beeple, riuscendo poi a rivenderlo per una cifra da capogiro: 6,6 milioni di dollari. Il filmato, della durata di appena dieci secondi, mostra un personaggio, verosimilmente Donald Trump, collassato al suolo e coperto di slogan ed è uno dei tanti esempi di un nuovo fenomeno o, per meglio dire, di una nuova corrente artistica che sta prendendo sempre più piede tra artisti, investitori, galleristi e collezionisti: la CryptoArt.
Volendo fornire una prima definizione di CryptoArt, possiamo sostenere che si tratta di un nuovo modo produrre, vendere e certificare opere d’arte digitali. L’artista crea la sua opera, solitamente un’immagine fissa, animata o un video, e poi la distribuisce sfruttando la tecnologia blockchain e la rete peer-to-peer (InterPlanetary File System). In questo modo, il file digitale diventa un’opera d’arte a tutti gli effetti e viene reso unico, eterno e collezionabile attraverso l’associazione ad un token, uno strumento che certifica l’autore, la provenienza e la proprietà. In altre parole, è un’informazione registrata su una piattaforma blockchain e che attribuisce ad un soggetto un particolare diritto, un bene o un servizio. L’artista, creando un token, inserisce dei metadati che attribuiscono all’opera digitale le caratteristiche di unicità e di autenticità. Così, ad esempio, la famosissima GIF con il gatto che vola lasciandosi dietro un arcobaleno e che è stata comprata per quasi 600mila euro, adesso possiede un certificato di “originalità” e ha un proprietario.
A questo punto dell’intricato discorso entrano in scena gli NFT (Non Fungible Token) che, a differenza degli FT (Fungible Token) non hanno un valore interscambiabile. Il NFT è unico, non si può dividere o frazionare, ciò vuol dire che un contenuto crittografato con questo sistema può essere venduto, acquistato o trasferito soltanto in maniera integrale ed è quindi lo strumento adatto per far diventare un file digitale un’opera di crypto arte.
Funziona in questo modo: l’artista crea l’opera, la firma con il proprio wallet tramite la chiave pubblica e quella privata e vi appone il timestamp, validando in questo modo la titolarità dell’opera che, una volta immessa nella rete peer-to-peer e distribuita tra i vari nodi, ottiene un codice univoco. Al momento dell’acquisto, il token dell’opera passa dal wallet dell’artista a quello del collezionista/acquirente.
Ma come avviene la tokenizzazione di un’opera? Essa viene frazionata in tante piccole parti, come se fosse un puzzle. Ad ogni pezzo di questo puzzle corrisponde un token. L’acquirente del token entrerà in possesso delle quote dell’opera, ottenendo un certificato di proprietà digitale.
Questo sistema, allo stesso tempo intricato ed intrigante, sta prendendo sempre più piede e anche la famosa casa d’arte Christie’s ha di recente battuto all’asta un’opera digitale di Beeple dal titolo “Everydays, the first 5000 days” e composta da 5000 files messi insieme dall’artista ogni giorno, a partire dal 1 maggio 2007. Per questo lavoro Mike Winkelmann, vero nome dell’artista, ha realizzato un collage digitale composto da immagini raccolte nell’arco di tredici anni, composte da icone accostate in maniera apparentemente randomica: vi compaiono, ad esempio, politici come Donald Trump e Mao Zedong accostati a personaggi tratti dal mondo dei Cartoons. L’opera porta un NFT, un token digitale unico crittografato firmato dall’artista e identificato su una blockchain. Il 25 febbraio, giorno di apertura dell’asta, l’offerta era di 100 $ ed è cresciuta in maniera vertiginosa fino ad arrivare a 69,3 milioni di dollari. Durante gli ultimi minuti di vendita, il sito della casa d’aste vedeva sintonizzati circa 22 milioni di visitatori e, la sorpresa più grande, è stata che per la metà erano Millenial (giovani nati tra il 1981 ed il 1996). Alla fine, ad aggiudicarsi l’opera è stato Matakovan, personaggio non noto a questo tipo di operazioni, pagandola in Ethereum. Resta ora da scoprire quando, come e dove sarà visibile l’opera o, come l’ha definita lo stesso neo proprietario “il gioiello della corona, il pezzo d’arte più prezioso per questa generazione”.