Archeologia e videogiochi, antico e moderno.
Accostare queste due parole potrebbe apparire quasi un errore a primo impatto, ma, se immaginiamo l’archeologia come lo studio del passato, perché non ipotizzare l’utilizzo di strumenti di ricerca diversi come, ad esempio, i videogiochi?
Le nuove tecnologie stanno sempre più prendendo piede all’interno della ricerca scientifico-archeologica: è questa la ragione per cui le due realtà in questione non sono più così distanti come prima.
In Italia tale strada è stata già intrapresa da un team di ricercatori calabresi della 3D Research, un’azienda spin-off dell’Università della Calabria: grazie al progetto MeDryDive finanziato dal programma Cosme della Commissione europea è stato messo a punto un videogame, Dive in the Past, che restituisce ricostruzioni 3D di alcuni siti archeologici subacquei del Mediterraneo. Il fondale e i suoi resti archeologici, creati in maniera iperrealistica, consentono al giocatore di immergersi per andare alla ricerca dei resti del passato: quest’ultimi possono essere indagati con degli scanner in modo tale da ottenere la restituzione 3D dello stato originario del relitto o della città sommersa (come nel caso di Baia).
E la ricostruzione del passato non si ferma qui: il gioco presenta anche delle “vignette” interattive che consentono al giocatore di entrare in contatto con abitudini, tradizioni e vicende del passato.
Insomma l’intento è quello di stimolare l’utente alla riscoperta del patrimonio sommerso ai fini dello sviluppo di una coscienza culturale e del turismo subacqueo.
Ma perché non pensare ad un uso “scientifico” di un videogioco di tale portata?
Mettere a disposizione tali tecnologie per archeologi e studiosi potrebbe dar vita a uno strumento di analisi, ricerca, studio e valorizzazione del nostro immenso patrimonio culturale.
A questo proposito è doveroso citare la nuova versione di Minecraft, Minecraft 1.17 che uscirà nell’estate 2021. Il lancio ha subito delle variazioni rispetto alle previsioni: parte dei nuovi update verranno rilasciati solo a fine anno e la componente archeologica promessa è stata rimandata a data da destinarsi.
In cosa consisterebbe?
Il mondo Minecraft prevederebbe la presenza di siti archeologici da esplorare e nei quali scavare, letteralmente: grazie a una spazzola si potranno ripulire stratigraficamente i blocchi di terra e di ghiaia riportando alla luce items (manufatti) di diverso genere (Diamond Blocks, Emerald Blocks, e Ceramic Shards). Alcuni pezzi di ceramica rinvenuti potranno, peraltro, essere utilizzati in diverse combinazioni per dare vita a dei vasi. Dalla modellazione alla cottura si otterranno, così, dei veri e propri vasi in terracotta.
Insomma si tratterebbe a tutti gli effetti di un incontro tra archeologia e gaming: anche in questo caso si potrebbe intravedere la possibilità di sfruttare il mondo virtuale per ricostruire siti archeologici o aree di scavo consentendo a curiosi ma anche a “esperti del mestiere” di usufruire di uno strumento notevole. E così non sembra più tanto lontana l’idea di imparare o studiare giocando e far sì che antico e moderno non siano poi così distanti.